Skip to content
normandia

70 anni son passati: la Normandia e la memoria del D-Day.

La Normandia e il D-Day

Per molti di noi quei giorni non sono altro che dei film di guerra o tuttalpiù alcuni racconti dei nostri nonni.

Eppure chi ha passato quei giorni ha vissuto il cambio del corso della storia, quella storia che oggi ci permettere di vivere serenamente la vita che stiamo vivendo.

Se quel giorno fosse andata diversamente oggi vivremmo una realtà che è stata, fortunatamente, solo immaginata dalla letteratura in romanzi come “Fatherland” di Robert Harris.

L’alba di Normandia del 6 giugno 1944

6 giugno 1944 ovvero il D-Day, l’inizio dell’Operazione Overlord per la riconquista e liberazione dell’Europa dai nazisti. Non fatico ad immaginare che quel giorno tanta gente non avrebbe voluto essere su quelle spiagge ne tra gli alleati né tanto meno tra i tedeschi. La filmografia e la letteratura sono abbondanti. Dal classico film “Il giorno più lungo” al più recente e rivoluzionario, in termini di crudezza, “Salvate il soldato Ryan” fino al libro “Sie Kommen!”, che racconta lo sbarco visto dalla prospettiva tedesca, le informazioni non mancano.

Vivere il settantesimo in presa diretta

Per il settantesimo dello sbarco ho deciso che un’occasione del genere non si potesse perdere e così prenotai un treno con destinazione Parigi per poi proseguire verso Caen ed infine in auto fino a Saint Mere Eglise.

Descrivere l’atmosfera che si respirava è difficile, ovunque colonne di jeep dell’epoca, camion militari, aerei d’epoca che sorvolavano costantemente la costa. Se non fosse stato per le auto odierne avrei pensato di aver attraversato il confine del tempo. Celebrazioni ovunque, una Normandia invasa ma questa volta da turisti, autorità e associazioni di ricostruzioni storiche.

“Chanson d’automne”

La sera prima dello sbarco una melodica e triste poesia di Paul Verlaine, “Chanson d’automne”, venne letta alla radio come messaggio per avvisare la resistenza dell’imminenza dello sbarco.

“Les sanglots longs

Des violons

De l’automne

Blessent mon cœur

D’une langueur

Monotone.”

Quel 6 giugno 1944 dev’essere stata una gran brutta mattina. Tempo brutto, mare abbastanza mosso. Le croci che silenziose si stagliano dall’erba rasa dei cimiteri militari rendono l’idea dei numeri. Circa 10000 caduti alleati e circa 6000 caduti tedeschi. In un giorno. Qualcosa che non possiamo immaginare ma il cui vivo ricordo si vede negli occhi lucidi di quei reduci che, per lo più in carrozzella e spinti dai parenti, vestono con orgoglio la loro divisa mentre passano tra le fila di quei cimiteri di guerra.

The longest Day

Le note della canzone di Paul Anka “The longest day”, colonna sonora dell’omonimo film, rendono bene l’idea:

“Many men are tired and weary

Many men are here to stay

Many men won’t see the sunset

When it ends the longest day”

Mai nella storia si era assistito ad uno sbarco di tali dimensioni e oggi la Francia ricorda quel tragico momento avendo ripristinato i siti dei combattimenti, tenendo tutto in ordine e il turista, o forse pellegrino, può visitare, ricordare e cercare di ricostruirne la crudeltà e l’assurdità.

A mezza notte i fuochi in Normandia e il ricordo di mio nonno

Alla mezza notte mi trovo in compagnia di un’amica di Saint Mere Eglise, i cui nonni quello sbarco lo videro. Siamo sulla costa assieme ad un’infinita fila di persone che sono su quelle lunghe spiagge ad aspettare come noi i fuochi d’artificio provenienti da ogni punto in cui ci fu lo sbarco. Sostanzialmente una distesa di fuochi d’artificio a illuminare la costa. Ricordo ancora mio nonno, nelle feste del paese dove viveva, quando arrivava il momento dei fuochi d’artificio, si chiudeva in casa dicendo che non voleva sentirli. Quei fuochi gli ricordavano i bengala lanciati di notte sopra il mare per avvistare i periscopi dei sottomarini.

Quanto siamo fortunati oggi?

Ogni volta che vedo quei posti e sento certi racconti mi rendo conto della fortuna che oggi abbiamo e di cui molti stanno dimenticando pian piano il valore essendo stati altri ad aver lottato per la nostra libertà.

Dei vari siti che ho visitato uno mi ha colpito particolarmente: Point du Hoc, è stato il più impressionante. Una radura in cima ad una scogliera che si trova tra Utah Beach e Omaha Beach. Una radura che ancora oggi è un groviera di giganteschi crateri di bombe tra una distesa di bunker collassati e distrutti. Li i Ranger si arrampicarono con rampini e corde e assaltarono quei bunker. Cose impensabili.

Beh, su questo argomento e sulle emozioni provate ci sarebbe da dilungarsi e non lo farò. Chi vorrà potrà informarsi di più o potrà viaggiare direttamente in Normandia dove, tra storia e ottima cucina, sicuramente non rimarrà deluso. A seguire troverete una galleria fotografica di quei giorni di ricordo del 70 esimo dello Sbarco in Normandia.

© Franconiphotos.eu – Tutti i diritti riservati.