Skip to content

Missione Monti Carpazi, l’inizio di una grande avventura.

Tutto è cominciato da una vecchia canzone di montagna “Monti Scarpazi”, una licenza poetica sulla s, la storia di una moglie in cerca di un marito partito per una guerra lontana e quella croce, laggiù, tra il vento e i crepacci. La struggenza della canzone e la curiosità mi hanno portato a scavare nel profondo di quella storia.

Mappe, fotografie d’epoca, libri, fogli di appunti e caffè sono ciò che da mesi orma mi accompagna giorno e notte. Una ricerca complicata, una storia dimenticata. Ma come è possibile? Sentiamo sempre parlare del fronte Occidentale, in Italia ora che è il Centenario si è riscoperto il fronte Alpino ma del fronte Orientale? Nulla. Lo stesso nulla in cui si sono persi milioni di soldati, di prigionieri di guerra, di sfollati. Spariti oltre la falce della morte che li ha colpiti.

Italiani caduti in prigionia sul fronte Alpino che finivano nel centro dell’impero e morivano di stenti. Soldati austroungarici di etnia italiana che nell’agosto del 1914 furono spediti sul fronte Russo. Un fronte in cui in meno di un anno di combattimenti morivano 950’000 soldati dell’Impero e più di un milione di russi. Un crogiuolo di etnie che spariva tra il gelo e la mitragliatrice. L’Austria e l’Ungheria persero la guerra e di certo non avevano fretta di ricordarla. I russi affrontarono la rivoluzione russa nel 1917 e le vicende dell’impero dello Zar vennero inghiottite dal dimenticatoio così come milioni di caduti.

Un’Europa distrutta, lasciata in macerie dal Primo Conflitto Mondiale. Lo stesso che creerà le condizioni del Secondo. Quei nazionalismi devastanti che oggi tornano piano piano a soffiare sulla pancia della gente.

Ora è tempo di partire e di ricordare quella differenza tra ieri e oggi, di dare un tributo a quei caduti indipendentemente dalla loro bandiera. Voglio partire in pieno inverno e attraversare i Carpazi con il gelo, la neve ed i meno venti gradi. Forse sarà pazzia ma devo fotografare quella follia che portò il Gen. Conrad a sferrare un attacco ai russi nel 23 gennaio del 1915 proprio nei Monti Carpazi quando le bufere di neve imperversavano e c’erano meno quaranta gradi in un inverno particolarmente rigido. Soldati che esausti andavano a dormire all’addiaccio e non si svegliavano perché rapiti per sempre dalla morte bianca.

Questa spedizione attraverserà sette stati: Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca ed Austria. Di questi sette stati sei sono nell’Unione Europea e questo offre una tranquillità di viaggio che non si può dire per il settimo. Frontiere, ore di attesa, passaporti, importazione temporanea di veicolo, difficoltà linguistiche, fuori dall’ombrello protettivo dell’Unione sulla telefonia etc. etc.

Insomma una missione nel cuore della storia d’Europa, della nostra storia, la storia dei nostri bisnonni. Passerò per posti mai sentiti ai più ma dove si scatenarono infernali battaglie che all’epoca erano sulle prime pagine di tutti i giornali.

Si ringraziano gli Sponsor Euroleges Studio Legale, OmLog SA “the Art of logistics”, ITS International Trade Services e PermaJet Professional Inkjet Media – Labitalia per contribuire e credere nel progetto di “Si combatteva qui! 1914 – 1918”.

Si ringrazia l’Ambasciata d’Italia in Ungheria ed il Corpo Diplomatico italiano in Ucraina.

Della spedizione ha parlato anche il SecoloXIX con un interessante e preciso articolo.

Il percorso fotografico di questa missione verrà esposto per la prima volta a Genova presso la prestigiosa Sala della Commenda di Pré nel novembre 2017 e confluirà in un libro edito con Hoepli.

© Franconiphotos – Tutti i diritti riservati.