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Un tramonto diverso dagli altri a Nova Vas

Il tramonto langue nel suo color rosso intenso. Dopo ore di guida sono finalmente giunto in questo posto sperduto in Slovenia a poche centinaia di metri dal confine con l’Italia. Due paesi i cui cittadini sono uniti sotto l’insegna d’Europa. Ci sono solo poche strade e due vie che diventano presto sterrate. Trieste non è lontana e così pure Gorizia. Nella tranquillità della sera che avanza si vedono, da questa altura, le colline che finiscono nel tramonto.

Cammino verso la boscaglia e immagino come dev’essere stato quel viaggio quasi cento anni fa. Oggi, esattamente 98 anni dopo, mia nonna, ancora lucida e arzilla, ricorda il momento della partenza del padre e gli occhi le diventano lucidi mentre racconta. Al tempo aveva tre anni, lei attaccata ad uno stivale militare implorando il padre di non partire. Questo è il ricordo, l’unico, ancora vivo negli anni di suo padre. Una cicatrice che non si è mai sanata.

Lui, tenente del 90° Fanteria, partì per questi posti perché arrivato leggermente in ritardo in caserma dopo essere stato al funerale di un parente. La punizione prese il nome di Carso. Mentre il silenzio è rotto solo dal suono di alcuni animali al pascolo e da alcune canzoni popolari che si sentono in lontananza ogni tanto, penso. Immagino quel viaggio, la tradotta, da Genova fino al Carso. La locomotiva e il suo carico di uomini destinati al fronte. Le note di una canzone alpina rendono bene l’atmosfera di quei tempi. La tradotta che parte da Torino a Milano non si ferma più… ma la va diretta al Piave”.

Qui siamo un po’ più in là, siamo oltre il fiume Isonzo. Tra la vegetazione si scorgono silenziosi i resti delle trincee. Non bisogna far fatica per trovarle. Sono ovunque, tappezzano il suolo come radici. Cicatrici che la terra non ha ancora sanato. Tra quel muschio che ricopre il sotto bosco le rocce su cui tanto sangue è stato versato.

Si, sono proprio li. Dopo aver visitato l’Adamello, l’Ortigara, il Pasubio ora sono li. Nova Vas. Esattamente dove cadde il mio bisnonno. Immagino quei momenti drammatici racchiusi nelle poche parole della motivazione alla medaglia d’argento al valore: “Comandante di compagnia, dava con grande serenità gli ordini per la conquista di una postazione nemica, e sotto il tiro incrociato di mitragliatrici e fucileria, riusciva in un terreno completamente scoperto, a raggiungere la linea dei reticolati avversari. Colpito a morte, incitava i suoi soldati per la riuscita dell’operazione.”

Era di poco più grande di me, sulla trentina. In quel momento di 98 anni fa lasciava tre figli ed una moglie. Nonostante sia passato un secolo il ricordo è ancora vivo in mia nonna. Chissà chi erano i suoi soldati, chissà quanti sono tornati a casa e quanti sono rimasti li. Una lapide lì vicino ricorda i soldati ungheresi che difendevano quelle posizioni. In quattro giorni, di 3000 ne rimasero 200. Gli Italiani caduti nella zona del “medio Isonzo” sono stati più di 50000. Numeri raccapriccianti. Poco più in là, in quel maledetto “medio Isonzo” cadde l’altro mio bisnonno. Ci pensate? Sono cifre e numeri che non si riescono nemmeno ad immaginare. Nel silenzio di questo momento in cui rimango raccolto mi viene da pensare a quanti ancora oggi cercano di erigere muri tra i popoli. A quanti gridano incitando divisioni.

Sempre in quel silenzio e quel sole ormai al crepuscolo immagino quel confine 98 anni fa. Un terreno senza alberi, mentre un uomo, alla guida di altri uomini contro altri uomini era costretto a raggiungere una postazione sotto il tiro incrociato di mitragliatrici e fucileria perdendo la vita assieme a decine di migliaia di suoi simili.

Immagino l’emozione di mia nonna quando le mostrerò le foto e le racconterò di esser stato a Nova Vas creando un ponte tra quel ricordo vivo, lo stivale militare, l’abbraccio e quel nome da tempo scolpito nel sacrario militare. La luce ormai lascia spazio al cielo stellato, mi incammino in silenzio e pensieroso verso l’auto. Mi attende un caffè con un’amica slovena nel centro di Gorizia. Gorizia, un’altra storia che merita di essere ricordata e di cui vi parlerò a breve.

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