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Opening alla sala del Parlamento Europeo a Helsinki

Parlamento Europeo a Helsinki, aperta la mostra presso la Eurooppasali

Un importante traguardo

“Si combatteva qui!” raggiunge con l’inaugurazione presso la Eurooppasali del Parlamento Europeo a Helsinki un importante traguardo, la sua trentesima tappa ed il sesto paese europeo di esposizione oltre che il punto più a nord in Europa. Prima era Tallinn con l’esposizione presso il Fotomuuseum.

La Festa dell’Europa

La mostra è inserita nel programma ufficiale della Festa dell’Europa in Finlandia del 9 maggio. L’inaugurazione si è svolta venerdì 5 maggio insieme alle autorità del Parlamento Europeo in Finlandia, all’associazione Eurooppalainen Suomi e con la cooperazione dell’Istituto Italiano di Cultura a Helsinki.

Il Parlamento Europeo

Aprire la mostra presso la sala “Europa”, Eurooppasali, del Parlamento Europeo a Helsinki è stato per me emozionante. Il Parlamento Europeo è il più grande esercizio di democrazia al mondo, per usare le parole del nostro Presidente della Repubblica. Eppure lo diamo assolutamente per scontato o peggio lo ignoriamo proprio.

Qual è la connessione con ‘si combatteva qui’?

Per realizzare questo reportage ho attraversato 11 stati e infinite volte le frontiere interne e una volta quelle esterne dell’Unione Europea. Ho visto e toccato con mano le cicatrici lasciate da due guerre mondiali.

Mi sono calato in un passato oscuro, quello dei miei nonni e bisnonni, realizzando un atroce fatto: Alla mia età i miei due bisnonni erano già morti in guerra, così come il fratello di uno e lo zio dell’altro. I miei nonni invece alla mia età avevano già combattuto la guerra perdendo parenti e amici vari.

Il primo paese fuori Unione Europea che abbia visitato per il reportage è stata l’Ucraina. Già nel 2017, cercando i caduti della Grande Guerra a Leopoli, mi sono imbattuto nelle tombe dei giovani ucraini contemporanei. Quasi tutti morti a nemmeno vent’anni per difendere il loro paese dall’aggressione russa.

Un passato dimenticato

Ci siamo dimenticati gli orrori della guerra. Dimenticare forse serve ad andare avanti dopo i grandi traumi. Tuttavia c’è un punto oltre il quale il dimenticare rischia di far riprecipitare nell’orrore. Viviamo così tanta libertà, sancita nelle costituzioni e nei trattati, che non ce ne rendiamo nemmeno più conto.

Il Parlamento Europeo è nato come massima istituzione rappresentativa diretta dei popoli per evitar loro di andare a versar sangue.

Eletto direttamente dal popolo, i gruppi politici al suo interno sono divisi non per nazione ma per appartenenza politica. Rappresenta quasi 450 milioni di persone. 

Quello che prima si decideva col sangue dei cittadini, o meglio, spesso e volentieri dei sudditi, sui campi di battaglia, oggi si decide in un Parlamento.

Il Parlamento Europeo è la massima evoluzione di quel processo di integrazione tra popoli sviluppatosi a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un processo iniziato con la CECA, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, proprio per evitare che i giacimenti minerari dei bacini della Saar e della Ruhr potessero ricreare le basi per una nuova guerra.

Perché si festeggia l’Europa il 9 maggio?

Perché la Festa dell’Europa si celebra il 9 maggio? La data fu decisa al vertice dei capi di stato e di governo europei riunitisi a Milano nel 1985.

Si decise il 9 maggio in quanto in quel giorno, nel 1950, Robert Schuman fece la celebre dichiarazione che invitava le nazioni a non ripetere gli orrori dei due conflitti mondiali e iniziare a unirsi tramite la creazione della CECA.

Una lunga strada

Di strada ne è stata fatta tanta da quel 9 maggio 1950 ma il funzionamento dell’Unione Europea rimane purtroppo poco conosciuto e preda di tanti, troppi, falsi luoghi comuni. Una strada che si invocava già nel Risorgimento. Giuseppe Garibaldi, uno dei più strenui combattenti degli ultimi secoli, invocava la creazione di un’Unione Europea per far si che i costi per la distruzione fossero invece spesi per costruire industrie, infrastrutture, scuole e ospedali.

I venti di guerra

Intanto i venti di guerra soffiano nuovamente impetuosi. La Finlandia ha il confine più vasto con la Russia in Unione Europea, ben 1340 chilometri. Qui i rifugi anti aerei non sono mai andati in pensione, anzi, sono tanti, efficienti e operativi. Se ci dimentichiamo la libertà di cui godiamo, il costo che si pagò per ottenerla, se pensiamo che sia scontata col nostro nascere, ci si sbaglia. Se si crede che siano “gli uomini forti” alla guida delle “grandi nazioni” a proteggere i popoli si sta imboccando l’autostrada per la propria tomba: la guerra.

Tutto attorno

Aprendo una mappa e guardando le nazioni che si trovino attorno all’Unione Europea, appena fuori dai nostri confini troviamo: La Bielorussia, uno stato fantoccio. La Russia, una nazione precipitata in una pesante dittatura che sta aggredendo tutte le nazioni confinanti. L’Ucraina, in guerra per la sua stessa esistenza. I Balcani che hanno vissuto la terribile guerra nemmeno trent’anni fa e dove, tra Bosnia e Serbia, ricomincia a tirare una cattiva aria. La Siria, devastata dalla guerra. Il Nord Africa tra dittature, guerre e rivolte.

Mi chiedo quale vita possa avere e in quale futuro non poter sperare chi viva in questi paesi.

Che cosa fare quindi?

All’inaugurazione della mostra Jesse Jääskeläinen, Presidente di Eurooppalainen Suomi, che pure conta dei caduti in guerra nella sua storia di famiglia, ha chiuso il suo discorso con una domanda “cosa fare per prevenire la guerra?”

Non ho una risposta ma credo fermamente che iniziare a soffermarsi a pensare su cosa ci abbia permesso di vivere senza ucciderci per oltre ottant’anni potrebbe guidarci verso una risposta.

 

Qui il link al sito dell’Istituto Italiano di Cultura a Helsinki

Qui il link al sito “Italiana” del Ministero degli Affari Esteri

Qui il link dove trovare la dichiarazione Schumann sul portale del Governo dedicato alle politiche europee.

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