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Travel Log: Bluefields, Monte Cristo Café e l’Isola che non c’è.

Bluefield avrebbe dovuto essere una cittadina di passaggio ma non è stato cosi semplice uscirne. La meta finale avrebbe dovuto essere Corn Island che ho ribattezzato nell’ “Isola che non c’è”. Qualoria passiate di qui durante le locali feste nazionali vi diventerà impossibile rispettare le tabelle di marcia così come avere informazioni appropriate.

Due interi giorni di tentativi, per sapere quando sarebbe passata di preciso la nave per Corn Island, sono andati a vuoto. Più o meno ogni volta il dialogo era così strutturato:

A: “sapete quando parta la prossima nave?”,

B: “si, ce n’è una tra due ore, mi raccomando venite qua tra due ore”,

due ore dopo:

A: “scusate dov’è la nave?”,

B: “è partita tre ore fa”,

A: “Che cosa?!”

In realtà c’è un collegamento bisettimanale a giorni ed orari fissi però, qualora non abbiate da aspettare mezza settimana, ci sono svariate barche da carico che accettano i viandanti. Non fidatevi dell’idea di affidarvi alla “panga loca”. Una lancia che effettua decisamente troppe miglia in mare aperto e che potrebbe risultarvi malauguratamente fatale. Qualora siate di fretta vi converrà andare nel piccolo areoporto e li prendere il vostro volo.

E’ così che, un po’ per bere un batido de banano nella calura caraibica, un po’ per chiedere informazioni, ci siamo ritrovati in un baretto poco prima del molo proprio accanto alla stazione della capitaneria di porto.

Una coppia di nicaraguensi gentilissimi con la loro figlia vi accoglieranno sotto la piccola veranda dove, spesso, passa il suo tempo anche il poliziotto di turno che, con il suo kalashnikov, osserva lentamente il via vai di persone dirette al molo. Parlare con queste persone è stato davvero gradevole mentre, tra un sorso e l’altro, fluiva un lungo racconto su questa cittadina descrivendoci una comunità indigena miskita che vive nelle foreste tropicali e facendocene conoscere un esponente di spicco. Un anziano signore 83 enne di pelle scurissima che portava i suoi anni incredibilemente bene.

Sorseggiando un caffé in tranquillità le storie si susseguivano passando dalla dominazione inglese all’uragano che spazzò la cittadina fino al tragico evento che portò all’uccisione di un investitore spagnolo, il tutto condito con tanta voglia di espandere il bar per accogliere meglio i pochi turisti di passaggio e farli sentire a loro agio.

Non scordatevi di questo posto. Passare di li la mattina all’alba così come nel tardo pomeriggio ha sempre fatto piacere nella semplice cordialità di queste persone che si sono fatte in quattro per darci delle informazioni un po’ più precise sulle barche in arrivo e in partenza. Un mondo letteralmente distante infiniti chilometri dalla frenesia cui siamo abituati.

Alla fine, dopo due giorni a Bluefields e svariate ore di attesa in porto i marinai, vestiti con la loro uniforme da combattimento maculata blu grigio e muniti dell’inseparabile Kalashnikov, ci hanno aiutato a prendere una panga.

L’isola che non c’è era ormai solo un tentativo fallito, questa volta la panga si sarebbe diretta alla più vicina Laguna de Perlas.

Non perdetevi il prosieguo della storia, cliccate qui per leggere il Travel Log di Laguna de Perlas.

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