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Le statue e la memoria scomoda

La statua che non c’è

Dov’è Lenin?

Pochi mesi dopo la rivoluzione arancione in Ucraina stavo passeggiando per le strade di Kyev con una cartina turistica in mano. Stavo cercando la piazza con una statua di Lenin, ben raffigurata nella mappa. Dopo aver controllato di non aver sbagliato luogo mi sono rassegnato al fatto che Lenin non ci fosse più, lo avevano abbattuto.

 

La memoria scomoda

Andate a parlare di comunismo agli estoni e nei loro occhi leggerete l’impronta del terrore. Un’impronta lasciata da decenni di deportazioni in Siberia. Per calarsi nell’epoca basti pensare al titolo “avevano spento anche la luna” della scrittrice di origine Baltica, Ruta Sepetys. Per loro vedere una statua russa rischia di rievocare dolori lancinanti.

 

La storia dell’uomo

La storia dell’uomo porta con se un’evoluzione del pensiero e ogni epoca ha i suoi valori, i suoi disvalori e le sue percezioni. Le statue ci raccontano la storia di uomini che hanno lasciato, nel bene e nel male, importanti impronte nella società del loro tempo.

 

Una società senza memoria

Questi giorni sono pieni di statue abbattute o vandalizzate. Dal mercante di schiavi a Bristol a Indro Montanelli a Milano ma non si tratta di un fenomeno nuovo. E’ già qualche anno che i movimenti di protesta negli Stati Uniti prendono di mira anche personaggi remoti nel tempo come Cristoforo Colombo.

Occupandomi di reportage legati a guerre e battaglie, testimoniando l’orrore attraverso i miei scatti mi sorge spontanea una domanda. Siamo sicuri che l’eliminazione della memoria sia la via giusta? Personalmente ritengo che il non ricordarsi cosa significhi avere i piedi ghiacciati a tremila metri mentre i tuoi compagni di combattimento vengono sventrati dalle bombe possa solo aprire le porte alla strada della retorica guerresca. Quella retorica che poi porta la gente a esaltarsi, pensando alle battaglie, per poi ricascarci. Questo proprio perché la società del benessere si è scordata il dolore del sangue che scorre.

 

Contestualizzare le statue

Forse più che abbattere le statue ed eliminare la memoria del male che certi hanno portato coverebbe contestualizzarle. Rendendosi conto delle variazioni mentali e sociali che sono intercorse tra loro e il sentire comune contemporaneo. Anzi, è necessario ricordarsi che c’erano gli schiavisti, per ricordarsi il valore della lotta per la libertà delle genti.

 

La soluzione estone

L’Estonia ha subito persino un attacco cibernetico su scala nazionale come ritorsione per aver rimosso la statua di un combattente russo. Tuttavia queste statue non sono state gettate nel mar Baltico ma sono state disposte in un cortile nel retro del Museo di Storia, accanto al Museo del Cinema (nella foto di questo post). Guardare quelle statue minacciose rende l’idea dell’atmosfera del tempo. Un’atmosfera di repressione la cui memoria andrebbe persa se fossero distrutte.

 

Le ingiustizie di ogni giorno

Ogni giorno vediamo ingiustizie sotto i nostri occhi. Eppure nessuno si scandalizza. Anziché imbrattare le statue di Indro Montanelli per le sue deprecabili azioni di quasi un secolo fa nelle allora colonie italiane, forse sarebbe il caso di pretendere dalle autorità che gli sfruttatori della prostituzione fossero arrestati. Invece la loro opera criminale e di violenza su giovani ragazze è palese e visibile ogni notte nelle strade delle nostre città.

Forse le statue di Indro Montanelli e degli infiniti personaggi della loro epoca andrebbero contestualizzate e rimanere a perenne memoria di una mentalità che non possiamo permetterci né di dimenticare né di tollerare.

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