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Se vi dicono che non potrete scattare belle foto con il cellulare vi stanno ingannando. Elogio della Mobilephotography.

Un attacco durissimo alla fotografia con il cellulare arriva da Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore. Il suo attacco ha già solcato l’onda del web raggiungendo sui così detti “social” migliaia di condivisioni. Un invito, condito da svariati insulti seppur civili, ad abbandonare la così detta mobilephotography per tornare ad usare non meglio definite “macchine fotografiche vere”.

Già, cominciamo proprio con lo sfatare questo mito della macchina fotografica “vera”. Sono curioso, e penso siate in molti a nutrire questa curiosità, di conoscere quale sia una macchina fotografica “vera”. Ai miei occhi per macchina fotografica si deve ritenere un dispositivo in grado di cristallizzare in un’immagine un dato momento attraverso la sua inquadratura. A partire da questa definizione non vedo come non possano essere ritenute macchine fotografiche degne di nota quelle dei più evoluti, ma non solo, cellulari. Come non citare la mostra fotografica “lifeframes” esposta a Milano e le cui foto, rigorosamente scattate con il cellulare, son state selezionate niente meno che da Steve McCurry? Oppure come non citare i consigli del National Geographic per poter ottenere buone foto proprio con i dispositivi mobili?

Un attacco tutto campo che non solo infierisce su di un mezzo alla portata di tutti ma anche sul suo uso insinuando l’idea che per far fotografia si debbano seguire canovacci appartenenti al passato. Un passato che però racchiude in se un multiverso di tecniche, di scuole di pensiero, di apparecchiature di ogni tipologia che l’autore del post sembra volutamente ignorare. Come se il foto ritocco e la post produzione siano appannaggio della sola epoca digitale e non avvenissero, seppur in maniera diversa e meno immediata, già in camera oscura.

Forse per macchina fotografica vera si intende una potente Reflex? Una di quelle apparecchiature che magari molte persone non si possono nemmeno permettere. Perché tanto sdegno nei confronti di veri e propri apparecchi fotografici come quelli ormai incorporati nei cellulari? Hanno caratteristiche di tutto rispetto, caratteristiche che una volta non esistevano e che oggi sono alla portata di tutti con risvolti importanti anche in ambiti sociali delicati laddove uno smartphone è in grado di divulgare al mondo immagini di repressioni ed abusi. Smartphone che già hanno visto fotografi famosi impegnarsi in articoli per il National Geographic o a comporre visioni artistiche del mondo che viviamo.

L’autore poi sferra un attacco nei confronti dei mezzi di post produzione utilizzati dal povero popolo dei fruitori delle plebee macchine fotografiche del cellulare senza però considerare che le “vere” macchine fotografiche ed i “veri” mezzi di post produzione da anni vengono usati dal mondo dello spettacolo e della moda per rovinare generazioni di ragazze propinando modelli impossibili attraverso i mass media. Penso che il fatto che un mezzo di post produzione, anche se un po’ grezzo, venga installato su di un dispositivo mobile non sia un male. Probabilmente sarebbe più logico criticarne l’abuso che ne viene fatto ma anche qui, la fotografia orribile, si distinguerà da sola senza bisogno di fare di tutta l’erba un fascio.

Non manca ovviamente un attacco ai grandangoli estremi, eppure, sempre pensando alle macchine fotografiche “vere” non mancano nella mente i ricordi di fotografie bellissime scattate da autorevoli fotografi del National Geographic ritraendo soggetti con grandangolari spinti creando interessanti prospettive sia sulla persona/animale inquadrato sia sull’ambiente che lo circonda.

Se si pensasse che i luoghi comuni del post siano finiti qui ci si potrebbe sbagliare. L’autore attacca poi il fatto che intere generazioni di persone stiano affidando i loro ricordi a queste grezze foto da “instagram”. Le persone sono un altro multiverso di cui è difficile fare di tutta l’erba un fascio. L’unico pericolo che vedo per i ricordi di oggi è che le “persone” in via tendenziale non stampino più le foto ne si organizzano con efficaci copie di back up sottoponendo i ricordi ad un effettivo pericolo di distruzione.

Detto questo però io affido i miei ricordi a delle stampe regolari di foto fatte anche con il cellulare e ancor peggio, a detta dell’autore, elaborate con i “filtri” di instagram. Udite, udite, di questo scempio fotografico che sto realizzando ho ben pensato di creare una parete in cui esporrò le migliori foto. Anche sui filtri poi potremmo avere da ridire, come se in passato, ai bei vecchi tempi delle pellicole non fossero esistiti i filtri. I filtri erano semplicemente fisici e non digitali. Basti ricordare i filtri Cokin che permettevano effetti assolutamente paragonabili a quelli di instagram.

Insomma, non sarò un fotografo famoso, ma la fotografia la coltivo da anni e sono sempre aperto ad imparare sia dai fotografi famosi che han fatto il loro tempo sia seguendo le più recenti tendenze, osservandole o criticandole di volta in volta. Prediligo le Reflex ma diffidate, per favore, da chi vi vuole insegnare l’arte della fotografia propinando insulti ad un mezzo fotografico di tutto rispetto. Tornate pure agli albori della fotografia con serenità stampando le fotografie in formato 10×15 che, credetemi, risfoglierete con piacere tra qualche anno con buona pace di chi cercava di dirvi che il cellulare non poteva fornirvi foto di qualità. Condividete le vostre foto dove vi pare e piace che non esistono sistemi standard di condivisione.

Solo mi sento di condividere caldamente l’invito, mal proposto, dell’autore a ricercare la semplicità e la tecnica fotografica. Per far ciò potrete ben utilizzare anche un cellulare, stando ben attenti a non confondere il mezzo fotografico con il suo abuso.

La foto che potete vedere come immagine correlata al post è una foto che scattai qualche anno fa a Parigi con un cellulare che morì di li a poco eppure, con il suo effetto bianco e nero, ha immortalato la stazione durante una grigia giornata di ottobre regalando un effetto d’altri tempi.

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