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libertà

Libertà, in Ucraina l’oblio della ragione.

Libertà, una pagina oscura per il mondo intero.

 

A Kiev nel 2015

Nel 2015 mi sono recato in un primo viaggio in Ucraina a Kiev trovando una gran sete di libertà. E’ stata una vera sorpresa, una città splendida e poco conosciuta da noi dell’Europa occidentale, stracolma di monumenti patrimonio dell’umanità simbolo di una storia millenaria.

 

Il monumento simbolo della follia

Un monumento però mi ha colpito più di altri, la controversa statua del “monumento alla madrepatria”. Una statua sovietica di dimensioni imponenti, che si staglia con la sua fiera violenza nel cielo di Kiev.

Si tratta di una donna di titanio di 62 metri di altezza su un basamento che la rende alta ben 102 metri.

In una mano brandisce uno scudo con il simbolo comunista del falce e martello e nell’altra tiene una spada di 16 metri.

Lo sguardo, durissimo, rivolto a occidente.

Certo, quella statua si riferisce alla Seconda guerra mondiale ma è stata voluta dai sovietici e inaugurata agli inizi degli anni ottanta.

 

L’oblio della libertà e l’oppressione

Quella statua trasmette una sensazione a cui noi occidentali non siamo abituati: l’oppressione. E’ una statua gigante, invadente, minacciosa e guarda proprio dritto verso di noi, ai nostri valori di libertà. E’ impossibile non fare un parallelo con la statua della Libertà di New York e pensare alla differenza di messaggio trasmessa da questa struttura. A Kiev hanno discusso a lungo se tenerla, abbatterla o modificarla.

 

Il monumento alla fame

In città c’è un altro monumento pregno di significato, questa volta post sovietico. Si tratta di una statua che ricorda le vittime della grande fame scatenata da Stalin che costò al popolo ucraino infinite vittime.

 

Un popolo abituato a soffrire

Nei miei viaggi in Ucraina ho incontrato un popolo abituato a soffrire. Un popolo schiacciato dagli interessi contrapposti tra occidente e oriente. Un popolo costretto a vivere tra false speranze di pace.

 

Un dolore immenso misto a rabbia

Vedere l’inaudito attacco russo all’Ucraina mi crea un dolore immenso. Mi scorrono davanti quei ricordi, le persone incontrate, i loro racconti e le loro speranze. Il pensiero di chi abbia dovuto lottare una vita per costruirsi una casa in un paese con un’economia dannata e che oggi se la vede sventrata dai missili o che magari vede i propri cari schiacciati dai carri armati.

 

La politica della violenza

Questo attacco è un attacco figlio di una politica d’aggressività inaudita, ingiustificata e ingiustificabile. L’altro giorno le lancette dell’orologio del mondo sono tornate indietro di 100 anni ma il mondo di cento anni fa non è il mondo di oggi. Siamo interconnessi, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Se la guerra d’aggressione è sempre stata ingiustificabile oggi è addirittura inconcepibile. Non forse però per un vecchio ricco fuoriuscito da quel passato che quella statua rappresenta perfettamente: l’orrore.

 

L’orrore lasciato dai sovietici

L’orrore lasciato dai sovietici è un orrore che mi è stato trasmesso dai luoghi che ho visitato e dalle storie che mi sono state raccontate in tutti i paesi ex-sovietici che abbia visitato.

Dall’Ucraina alla Polonia, alle Repubbliche Baltiche fino alla Finlandia. Dove è passata la Russia ha lasciato solo morte, distruzione e violenza. Si sperava e ci si illudeva che quella Russia appartenesse al passato. Ma ci siamo tutti sbagliati e il risveglio è un risveglio amaro. Un risveglio amaro per noi occidentali ma anche per i Russi che anziché seguire la strada della prosperità si trovano nel bel mezzo di una guerra capitanata da un nostalgico di morte e distruzione.

 

Si spengono le luci

Nel mentre la Russia diventa uno stato chiuso in se stesso. Arrivano le sanzioni, si spengono i social network, saltano gli scambi commerciali, le rotte aeree vengono soppresse. Quanto di più bello, la vita, gli scambi culturali ed economici vengono soppressi per un’attività senza alcun senso se non nella follia di uomini nati per piagare il mondo e le sue genti.

 

Gli amici russi e gli amici ucraini

Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare persone da ogni parte del mondo inclusi russi e ucraini. Persone mentalmente aperte, pacifiche e adorabili. I popoli devono mettere la parola fine alla guerra, alle divisioni, all’odio e quella idea di stato padrone che la Russia rappresenta perfettamente.

Qui una gallery del viaggio a Kiev e di quella bellezza che forse non vedremo più.

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